“E vide e credette” PASQUA DI RISURREZIONE
Dal Vangelo secondo Giovanni 20, 1-9
La corsa al sepolcro di Pietro e di Giovanni (“il discepolo che Gesù amava”) è un gesto umanissimo, che racchiude timori e speranze di quegli apostoli ma anche di tutti noi.
In questo brano ricorre più volte, in poche righe, il verbo “vedere”: Maria Maddalena vede la pietra tolta dal sepolcro, Giovanni in un primo tempo vede dall’esterno della tomba i teli posati da parte, Pietro entra e può vedere anche il sudario e, infine, Giovanni entra a sua volta e di lui si dice che “vide e credette”. Non è precisato a cosa si riferisca quel “vide”, se ai teli ripiegati e al sudario o a ciò che manca, al corpo di Gesù: certo è che l’espressione indica una capacità di leggere, di interpretare la realtà, di guardarla in modo pieno. Non è indifferente che questo avvenga da parte del discepolo che Gesù amava, quasi a indicare che la pienezza dello sguardo umano risiede nell’amore. Sembra esserci dunque un crescendo di quel “vedere”, fino al compiersi di una realtà umana e naturale che approda a quella altrettanto umana e soprannaturale della fede.
La corsa e l’ingresso nel sepolcro segnalano la necessità di un movimento da parte dell’uomo, chiamato a uscire da sé e ad andare, a entrare fino in fondo in quella tomba, simbolo dei nostri dolori e delle nostre sconfitte, per scoprirvi la vittoria di Cristo. La nostra vittoria.