“Siate figli del Padre vostro che è nei cieli” Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5, 38-48
Questa domenica, proseguendo la lettura del discorso della montagna, ci imbattiamo ancora nell’antitesi tra Legge antica e Vangelo. In un crescendo, Gesù tratta della vendetta e dell’amore verso i nemici.
La proporzione della vendetta stabilita nella legge mosaica (“occhio per occhio, dente per dente”) non intendeva essere un invito alla violenza, bensì porre un argine all’istinto incontrollato e vendicativo. Eppure, Gesù ci indica un superamento di questa mentalità, di una visione che pone nella misura proporzionale l’ideale della giustizia, e ci fa contemplare una giustizia altra, sovrabbondante, che scardina misure, rapporti e proporzioni, e che sconfigge il male non “rafforzandolo” nella vendetta, ma disperdendolo per mezzo del bene. Allo stesso modo, Gesù ci invita ad amare non solo il prossimo, ma anche il lontano, il nemico, e a pregare per il persecutore; ci ricorda che ad ogni uomo siamo chiamati a farci vicini e, ancora una volta, ribadisce che solo l’amore, non l’odio, può essere vincente.
Ma Gesù non sta costruendo una legge morale sovrumana; Egli ci descrive comportamenti concreti, ma indica la radice di questi nel nostro rapporto con un Dio che si rivela come Padre, e fa sorgere il sole sopra tutti, buoni e cattivi. “Siate figli” è l’invito che illumina e chiarisce quello alla perfezione: come ci ricorda il Concilio, “Cristo, rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione”.