“Non potete servire Dio e la ricchezza”
Luca torna sul tema della ricchezza (vedi domenica 18a) e introduce lodando non certo l’imbroglio quanto la furbizia dell’amministratore nell’uscire dalla situazione sfavorevole in cui era incappato. Anzi, invita i “figli della luce” ad usare altrettanta scaltrezza nel cercare il regno di Dio. Anche il nostro comportamento è spesso scorretto davanti a Dio e allora senza coltivare un dannoso senso di colpa o accanirci in un moralismo rigido e antievangelico dobbiamo aprirci ai fratelli con il cuore misericordioso del Padre verso chiunque abbia sbagliato
La parabola prosegue parlando dell’uso dei beni. Bisogna chiarire che Gesù non condanna la ricchezza in sé quanto l’uso sbagliato di essa ed è qui che Egli ci provoca: “Io vi dico:fatevi amici con la ricchezza disonesta …” Perché è disonesta? Perché spesso è frutto di ingiustizia ma soprattutto perché può rendere ciechi: incapaci di “vedere” Dio e il prossimo. E’ disonesta perché in fondo è un inganno: promette e non mantiene! Ci illude e ci fa sognare ma non può dare garanzie certe. Allora la scaltrezza consiste nel farsi degli amici, in concreto essa va usata anche in favore dei poveri che sono gli amici di Dio i quali un giorno ci accoglieranno nelle “dimore eterne” dove la felicità sarà perfetta e duratura. Il Card. Newman scriveva nel 1880 : ”Considerate ciò che il nostro paese onora e ciò che disprezza … su ciò che gli uomini ritengono il loro dio. Il loro dio è mammona. Non voglio dire che tutti aspirano a diventare ricchi, ma che tutti si inchinano davanti alla ricchezza. La ricchezza è la grande divinità della nostra epoca. Ad essa la moltitudine rende istintivo omaggio. Gli uomini valutano la felicità dalla fortuna, dalla fortuna misurano l’onorabilità” Tutta la disonestà e le ruberie che dobbiamo costatare anche tra noi non è forse frutto di questa idolatria? Ma Gesù ci avverte: ”non potete servire Dio e la ricchezza”.