“Le mie pecore ascoltano la mia voce”
La Quarta domenica di Pasqua ci raggiunge – puntuale – con l’immagine di Gesù Pastore perfetto. Il piccolo brano di oggi mette in luce gli atteggiamenti del pastore e la risposta delle pecore. Con una bella immagine finale. Proviamo a ripassare il testo.
Io le conosco. Io do loro la vita eterna. Gesù pastore afferma di ‘conoscere’ le sue pecore. Non è la conoscenza di chi sa e non dimentica il nome; la sua è la conoscenza di chi ama. Conoscere è sinonimo di amare. E il suo amore si fa dono: il dono della sua stessa vita, vita che – perché viene da Lui, il Vivente – è eterna. È la meraviglia di ogni Eucaristia!
Le mie pecore ascoltano e mi seguono. Le pecore ascoltano: è il primo tratto. Se Gesù è la Parola di Dio fatta carne, se nessuno ha mai parlato come lui ha parlato, fare spazio a Gesù è – prima di tutto – ascoltare la sua voce che ci trasmette una Parola di vita. E quindi – ed è il secondo tratto – mostrare che la sua Parola ci ha raggiunto attraverso gesti concreti, passi ben orientati, cuore che si converte: questo è seguire.
Le mani. Si fa menzione, in questo vangelo, delle mani di Gesù e delle mani del Padre. Mani che custodiscono; mani che difendono; mani che danno sicurezza. Non c’è che dire: siamo in buone mani! Quando la paura o la stanchezza o l’angoscia per il futuro ci prendono, facciamo memoria di queste Mani divine.
In questa giornata di preghiera per le ‘vocazioni’, Gesù, Pastore buono, conceda ai chiamati di rispondere con generosità. Interceda il ‘nostro’ (da oggi) beato Nicolò Rusca.