Davvero, quest’uomo era Figlio di Dio!
Le parole del centurione sono l’affermazione forte che non c’è contraddizione tra l’essere Figlio di Dio e il morire. La lettura della passione ci racconta tutti i passaggi di questa decisione di Gesù di dare la vita per l’umanità. Gesù muore, hanno vinto gli altri, i suoi nemici, Nel grido del centurione il riconoscimento di questa sconfitta radicale che si chiama morte quasi paradossalmente diventa una professione di fede sincera nella divinità di quel condannato. Il nulla della morte ha aperto a quest’uomo gli occhi sul tutto di Dio. Incominciamo la settimana santa nella quale celebreremo i grandi misteri della Pasqua: l’eucarestia, il sacerdozio, la passione, la morte, la risurrezione. Celebrare non vuole semplicemente dire delle preghiere, ascoltare delle parole, compiere dei gesti o cantare. Celebrare vuol dire fare l’esperienza del centurione. Il celebrare è autentico quando ti fa fare l’esperienza di Dio quando cioè lì nasce un rapporto nuovo tra l’uomo e Dio che segna la sua vita. L’impegno di questa settimana è quello di una partecipazione alla liturgia che ci permetta di arrivare anche noi a dire Davvero, quest’uomo era Figlio di Dio!