Andate anche voi nella vigna.
L’uomo, che è peccatore, è molto portato a vedere il limite nell’altro e a sottolinearne gli aspetti più negativi. Dio che è santo vede “il bello” in ogni uomo: per lui tutti sono adatti a costruire il Regno dei Cieli. L’andamento della parabola (alcuni lavorano solo un’ora) ci fa capire che non solo la vigna ha bisogno degli operai ma che anche gli operai hanno bisogno della vigna. Il punto decisivo per la parabola non è il “quando” mi decido ma il “fatto” di decidersi. Stare in piazza o stare nella vigna è la discriminante della vita. La piazza è la vita senza Dio o con un rapporto con Dio non significativo. La vigna è lo spazio del divino dove l’incontro con Dio permette all’uomo di essere uomo fino in fondo. La paga decisa più sulla generosità del padrone che dal risultato ottenuto diventa simbolo di un impegno dove è più quello che ricevo che quello che do. Il punto di passaggio è l’invito del padrone. La parabola diventa per tutti e per ciascuno una riflessione sulla propria vicenda umana. Dove sono Io adesso? Che cosa sto facendo? Andate anche voi nella vigna. La parabola si muove in un clima ottimistico dove alla fine tutti gli invitati dicono il oro “sì”. Non posso essere io l’unico che resta ozioso in piazza.