Lazzaro vieni fuori. Il racconto di Giovanni che narra la malattia, la morte, la fitta interazione tra Gesù, gli apostoli e le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria e infine la risurrezione dell’amato amico, trova in questo grido il suo culmine più alto. Questa malattia non porterà alla morte aveva dichiarato Gesù. Il suo comportamento non è retto da una logica umana ma da una misteriosa certezza che la morte non è l’orizzonte ultimo di questa malattia di Lazzaro. Ogni miracolo dice una verità. Questo miracolo è una catechesi su Dio che qui si rivela come “vita” Io sono la risurrezione e la vita. Gesù è la vita. Il miracolo dice un ritorno alla vita. La nuova vita non è semplicemente un ritorno alla vita dopo la morte. La nuova vita è una vita/Gesù, è la traduzione nell’umano di Dio che si rivela “vita”. Il miracolo della risurrezione di Lazzaro diventa parabola del passaggio da una vita che è identificata con la morte perché assenza di Dio ad una vita che è pienezza di vita perché vita/Dio. E’ un anticipo, più giocato su un registro umano, di quella pienezza che sarà la Pasqua, la vita nuova nel Signore risorto. Il Dio della vita, il Dio/vita dicono l’importanza della vita nella sua quotidianità come spazio religioso dell’incontro tra Dio e l’uomo.. Si vive se si vive in Dio, illuminati dalla sua Parola, essendo amore perché lui è Amore. La frase da vivere è Lazzaro vieni fuori. Dio ci chiama ad uno ad uno a venire fuori dalla vita vecchia, senza o povera di Dio per vivere una vita/Gesù.