«Io sono Gesù, che tu perséguiti!». Saulo aveva preso parte alla lapidazione di Stefano. Aveva visto tutta la scena del martirio: la violenza da una parte e l’arrendevolezza dall’altra, la cattiveria e la bontà d’animo, le invettive e le preghiere, le parole di accusa e quelle di perdono… Davanti ai suoi occhi tutta la verità schiacciante della lotta tra bene e male. Sicuramente non ne rimase indifferente: nel suo cuore chissà quanti pensieri e quanti interrogativi si saranno affollati. Il martirio di Stefano aveva certamente messo in crisi tutto il suo apparato di giustizia e di rigorosità religiosa. Potremmo pensare che quelle parole sentite risonare nel proprio cuore quel giorno nel cammino verso Damasco fossero un appello della coscienza: chi stava inseguendo? Chi stava perseguitando? Chi stava uccidendo? Dei semplici uomini o Gesù stesso? Qui sta lo spessore teologico della conversione di Paolo: Gesù è vivo in coloro che lo hanno accolto! I discepoli sono il suo Corpo! Paolo si rende conto che non perseguita una idea ma una persona in carne ed ossa! Quello Stefano che aveva contribuito ad uccidere era la carne viva di Cristo! Si capisce perchè tutto il processo di conversione di Paolo avverrà dentro un percorso di iniziazione ecclesiale… Chissà se noi siamo davvero convertiti…  Buona giornata