La complessità della realtà è sempre sproporzionata rispetto alla capacità di soluzione che l’uomo propone. I problemi si susseguono: se ne risolve uno e se ne presentano altri cento. Spesso come conseguenza alle soluzioni prospettate… Cosa fare? Come agire? Quale strada intraprendere? L’umiltà è il criterio più intelligente per il discernimento.

Mi sembra interessantissima la dinamica che vediamo svilupparsi nel miracolo cosiddetto della “moltiplicazione dei pani”. C’è tanta gente che segue Gesù. Gesù avverte i bisogni di tutte le persone che lo avvicinano. Guarisce, sana, consola, libera… ma occorre occuparsi anche del loro sostentamento. Gesù non risolve il problema da solo.

Cosa fa? Chiede ai discepoli quali soluzioni si possono approntare. I discepoli si sentono sovrastati dal bisogno. Riconoscono che non hanno i mezzi e la forza per sovvenire alla fame della folla. Già un primo punto importante! Da soli non si va da nessuna parte…

La complessità rimane, non è sanabile! Però si può iniziare a fare qualcosa. E un discepolo propone di partire dalla condivisione della merenda di un ragazzo. Non è la boria di chi si presenta come il risolutore del problema ma l’umiltà di chi si mette in gioco con il poco che ha! Forse solo di questo c’è bisogno…