È opinione diffusa che essere persone di fede significhi privazione di piacere, di festa, di allegria. Molti stanno alla larga dalla fede perchè, immaginano, implichi rinunce e sacrifici. In realtà, il Vangelo e tutta la Bibbia è piena di feste, di banchetti, di canti e di danze. Tutto sembra fuorchè un invito alla mestizia!

È pure interessante che la liturgia della Chiesa, proprio nel tempo di quaresima dove l’austerità e l’ascesi sono più accentuate del solito, riservi una domenica per esortare alla gioia. Sembra impossibile vivere per troppo tempo senza gioia. Anzi: è proprio impossibile! Dio non vuole altro per l’uomo che la felicità!

Ora, si tratta di stabilire che cosa sia la gioia. È forse l’ebbrezza? È forse l’eccesso? È forse la trasgressione? È forse il piacere sfrenato? Chiaro che no! Chiunque viva lo sballo tipico delle feste mondane non faticherà a riconoscere che lì non c’è gioia ma solo compensazione alla solitudine.

La gioia e la festa che oggi il Vangelo racconta non è creata ad arte, tanto per divertirsi un po’, ma in forza di un ritorno! Si fa festa quando la vita risorge! Quando gli uomini risalgono la china dei loro abissi. Quando gli uomini sono in comunione gli uni con gli altri! Abbiamo tanto bisogno di festeggiare, ogni giorno, sempre!