«Domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo». Gn 9,1-13. Dopo la breve pausa dell’infanzia, dove fidarci del papà e della mamma è naturale ed, anzi, un bisogno, tutto il resto della vita trascorre tutto sotto l’egida della famosa “arte dell’arrangiarsi”. L’idolo dell’autonomia è sacro. Ognuno intimamente desidera non dipendere e non avere sostegni dall’esterno. Eppure, se pensiamo al nostro rapporto con gli altri, sentiamo forte il desiderio di preoccuparci: si pensi ai genitori verso i figli o dei figli verso i genitori soprattutto quando sono anziani… Siamo fatti per l’interdipendenza ma l’orgoglio ci spinge a fare da soli, a bastarci! Proviamo a prendere sul serio il monito che ho citato sopra: di ognuno di noi Dio chiederà conto agli uomini che ci sono accanto come compagni di vita! Le persone con cui condividiamo questo tratto di tempo in questo determinato spazio non possono rimanere indifferenti rispetto al nostro destino! Così come noi non possiamo chiamarci fuori dall’interessarci di chi ci vive accanto! Abbiamo costruito un mondo con l’idea che l’uomo sia un’isola… provate a pensare come abbiamo chiamato le nostre case: “appartamenti” che ha la sua radice nell’appartarsi, nel farsi il proprio angolo con gli altri tutti fuori… Forse, da cristiani, dobbiamo pensare un mondo con logiche un po’ diverse! Buona giornata