«L’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse». Gn 2,18-25. Non è bene che l’uomo sia solo. L’uomo da solo non vive. La vita è sostanzialmente relazione. A questo bisogno di relazione, dapprima – secondo il Libro della Genesi -, il Creatore ovvia plasmando ogni tipo di animale. Gli animali sono, creaturalmente, pensati per la compagnia. È normale che si avverta nei loro confronti affetto e simpatia. Però. C’è un però! Adamo, a fronte di questo dono di Dio per sopperire alla sua solitudine, fa una considerazione: nessuno di loro è in grado di corrispondermi. Cioè? Cioè non li trovo alla pari, non riesco a stabilire un confronto, non mi fanno essere ciò che sono. Mi sembra una cosa molto importante. In questo tempo dove gli animali di compagnia vengono elevati alla condizione degli uomini, emerge qualcosa di interrogante: siamo arrivati ad una condizione tale per cui ci basta il rapporto con gli animali? Non siamo più in grado di sostenere la relazione tra pari? Non è che stiamo sfuggendo all’impegnatività di un rapporto che obbliga al confronto e ad una maturità di alto profilo? L’adattarci ad un semplice compagnia animale è di certo uno svilimento della dignità che ci è conferita! Gli animali hanno un compito ed è bello che glielo riconosciamo! Ma le persone sono ad un altro livello! Buona giornata