In ogni liturgia eucaristica, quando il celebrante presenta l’Ostia, ci sentiamo rivolgere queste parole: “Ecco l’Agnello di Dio!”. Sono le stesse parole che Giovanni Battista ha rivolto ai suoi discepoli indicando la presenza di Gesù in mezzo a loro.
Certamente noi non riusciamo a cogliere tutta l’intensità e l’allusività di questa espressione come potevano coglierla gli uomini di allora… l’Agnello era la vittima sacrificale offerta sull’altare del Tempio come richiesta di perdono e di salvezza. L’Agnello era una sorta di “riscatto” per i peccati dell’offerente.
Gesù è presentato come l’Agnello di Dio, come colui che prende su di sè il peccato del mondo e paga il riscatto a Dio per tutti gli uomini. Per questo i due discepoli di Giovanni non esitano a mettersi alla sua sequela. Trovare una persona che si offre come vittima di espiazione al proprio posto non capita tutti i giorni…
Ogni volta che sentiamo queste parole dobbiamo riconoscere di essere amati a dismisura: per Gesù conta più la nostra vita che la sua! Per Gesù la nostra salvezza viene prima della tutela di se stesso! Non si tratta di un semplice slogan ma di una determinazione assoluta. Per questo dichiara loro “Venite e vedrete!”: saranno le sue scelte a dimostrarlo!