Scribi, farisei, sacerdoti, erodiani, riconoscono a Gesù un’onestà cristallina: le sue parole sono senza ambiguità, “sì sì” e “no no”. C’è una nitida trasparenza tra la verità delle cose e la parola. Una considerazione come questa non fa che mettere in risalto la loro falsità… Quante volte ci capita di dire: “lo dico solo a te… resti tra noi due…”, sottintendendo che, poi, pubblicamente si dice altro! Tra noi uomini, purtroppo, le parole sono costantemente oggetto di interpretazione e decifrazione: “cosa si intendeva… cosa si voleva dire… ho detto così ma…”. In Gesù nulla di tutto questo! Tranquillamente, possiamo considerare vera e autorevole ogni parola che esce dalla sua bocca!
Gesù coglie subito l’ambiguità della domanda che gli viene posta circa il tributo a Cesare: vogliono trovare il pretesto per metterlo in contrasto o con il potere civile o con il potere religioso. Gesù non ci casca e porta l’attenzione sull’immagine della moneta. Ogni cosa porta un’immagine che non è altro che il volto di colui a cui appartiene… Se le monete portano l’immagine di Cesare è giusto che le si consegnino a lui: ne è il legittimo proprietario! Ma subito approfondisce la questione: l’uomo che immagine porta? Quella di Dio! Allora, questa deve essere l’istanza finale di ogni consegna! Qui il fine di ogni scelta nella vita!