Isaia profetizza che «un germoglio spunterà dal tronco di Iesse». Dio viene sempre nella storia ma come un germoglio, un semplice un inizio, un discreto venire alla luce. Occorrono occhi vigli per scorgerlo e accoglierlo. Occorre, pure, una custodia affinchè il germoglio non subisca il rigore delle intemperie veementi e muoia ancor prima del suo sbocciare. Sono tutti atteggiamenti propri dell’avvento che ci sollecita alla contemplazione, al silenzio, alla preghiera…
D’altro canto leggiamo nel vangelo che «il Regno di Dio è vicino». La presenza di Dio è pervasiva, attraversa ogni realtà del mondo, per questo è vicina. Vicina non nel senso temporale ma spaziale: Dio è proprio accanto a noi, dentro di noi! Lo scrutare il tempo e le situazioni non ci deve portare lontano: concentriamoci sull’ordinario, sul feriale, sulla concretezza del nostro vivere.
Il mondo in cui viviamo ci manda una serie infinita di stimoli e l’orientamento di tutti è volto alle novità e ai cambiamenti, così che viviamo distrattamente e l’essenziale, che costituisce il centro della vera gioia, ci scivola via inesorabilmente. L’avvento ci invita alla clama, alla lentezza, al silenzio, all’intimità: non lasciamoci sfuggire questa opportunità per un vero recupero della carne nella sua sorprendente essenzialità!