XX DOM. T.O. – B – 19 AGOSTO 2018
«Come può costui darci la sua carne da mangiare?» (Gv 6,52)
Gesù stesso che per primo utilizza il linguaggio concretissimo della carne per parlare del pane di salvezza che sta per donare al mondo, per parlare dell’Eucaristia. D’altro canto, fin dagli inizi sorgono dubbi in coloro che lo ascoltano sulla plausibilità di quanto sta dicendo: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Ancora una volta Dio vuole che l’uomo si apra con fiducia a qualcosa che oltrepassa la possibilità di comprensione razionale, che decida di accogliere l’azione della sua grazia che non risponde alle leggi fisiche e biologiche del mondo. Chi accetta questo invito, a superare con la fede i limiti dell’umana conoscenza, ottiene la promessa che il legame instaurato con lui mangiando la sua carne e bevendo il suo sangue è vincolo di salvezza e apre le porte dell’eternità. Per accedere alla vita vera è necessario accettare che ci sia qualcuno più grande di noi, qualcuno che quella vita ce la propone nella forma del dono gratuito, sacrificando se stesso e donando la sua carne per noi.
Così, con estrema chiarezza, Gesù spiega la natura dell’Eucaristia che anche oggi noi celebriamo: quel pane – e allo stesso modo il vino – che offriamo al Padre nella Messa, grazie all’intervento del suo Spirito, diventa la sua offerta per noi, diventa il corpo, la carne del suo unico Figlio Gesù, donata per la vita del mondo sull’altare che fu croce.