“Avremo noi la sua eredità” XXVI DOMENICA T.O.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 21, 33-43)
Ambientazione della parabola di questa domenica è ancora un vigneto.
Il racconto di Gesù riprende il canto della vigna di Isaia che la liturgia adotta come prima lettura. Ma, se nel profeta la vigna è simbolo del popolo dell’Alleanza, nel Vangelo passa a identificare il Regno di Dio; se in Isaia, la pianta improduttiva veniva infine abbandonata, in Matteo il vigneto è amministrato da contadini che disprezzano gli emissari del padrone e uccidono perfino suo figlio, a richiamare le vicende del popolo di Dio che rifiuta i profeti e il Cristo stesso.
Tuttavia, c’è un progetto del padrone che pianta e si prende cura della vigna, la circonda, la difende: è il progetto di Dio e del suo Regno; ma quanti sono chiamati a viverlo e a lavorarci non si rendono conto che i frutti di quel vigneto sono anche per loro, che sono chiamati a condividerlo in pienezza. La bramosia dei vignaioli ricorda la vicenda del peccato originale, il voler prendere per noi qualcosa che Dio ci ha già donato.
La conclusione della parabola è dura, ma proprio richiamando la “meraviglia” della pietra scartata che diventa pietra angolare, la meraviglia di Gesù e della salvezza da lui operata, il piano dei vignaioli per impossessarsi della vigna (“su, uccidiamolo”) si tramuta in speranza: davvero prenderemo parte alla sua eredità.