“Chi ha visto me, ha visto il Padre”
Nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ciascuno di noi alberga un desiderio intimo che fa da motore per tutta la nostra vita: il desiderio di vedere Dio. E proprio a questo desiderio sembra dare voce l’apostolo Filippo, il quale, durante il lungo discorso di addio che Gesù tiene ai suoi dopo aver consumato l’ultima cena, si rivolge al Signore dicendo: «mostraci il Padre e ci basta». Questa richiesta consente a Gesù di rivelare ai suoi e a ciascuno di noi la profonda intimità che lo lega al Padre: «non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?» È proprio questa intimità ed unità a permettere a Gesù di affermare che «chi ha visto me ha visto il Padre».
Filippo, con la sua richiesta, esprime il suo profondo desiderio di vedere Dio, ma mostra anche tutta la sua fatica a riconoscere la presenza di Dio, a cui egli anela, in Gesù. Con le sue parole, Filippo mostra di aspirare ad una manifestazione più alta e diretta di Dio, magari attraverso apparizioni o eventi prodigiosi, ma Gesù gli ricorda che solo lui – nella sua concreta umanità – è il luogo in cui si può scorgere la realtà di Dio. Un’umanità contrassegnata anche dalla fatica e dalla sofferenza, dalla povertà e dall’umiliazione culminante sulla morte in croce. Solo osservando questa umanità si può comprendere la verità di Dio, si può cogliere che Dio è amore.
Gesù si pone, attraverso queste parole, al centro della ricerca di Filippo e di ogni uomo: l’umanità di Gesù è la nostra umanità e la sua vita si nasconde nella nostra vita. Anche noi, come Filippo, siamo chiamati a vedere Gesù presente nelle nostra vicende umane, imparando a riconoscere in esse, per mezzo della fede, i tratti del Padre, di cui Gesù, unico e vero Figlio di Dio, è il volto.