“IO DEVO OCCUPARMI DELLE COSE DEL PADRE MIO”
La festa della sacra Famiglia – collocata nel tempo di Natale – ci invita a continuare a contemplare il mistero dell’incarnazione di Gesù, mistero stupendo che non si limita alla nascita ma si estende alla crescita di Gesù in umanità nello spazio di una famiglia precisa e all’interno di un preciso contesto culturale e religioso (il pellegrinaggio annuale a Gerusalemme, il tempio, il dialogo con i maestri d’Israele – i cosiddetti “dottori”).
Mentre viviamo questi giorni di festa in un clima familiare, il testo evangelico che quest’anno la liturgia ci propone, ci raggiunge con due importanti sollecitazioni. La prima riguarda una realistica visione della famiglia di Nazaret. L’evangelista Luca – nella sua descrizione dell’episodio di Gesù dodicenne – lascia intendere come nel rapporto tra il ragazzo Gesù e i suoi genitori abbiano trovato posto incomprensioni (v.50), rimproveri (v.48.49), angoscia procurata dal comportamento del figlio (v.48). Dunque: “attraverso un’umanissima storia segnata anche da sofferenze e fatiche ha potuto svilupparsi l’umanità libera e capace di amore del Gesù adulto e ha potuto dispiegarsi pienamente la sua vocazione”.
La seconda sollecitazione riguarda la speciale relazione tra Gesù e il Padre. Su di essa cade l’accento della frase scelta per questa domenica: “io devo occuparmi delle cose del Padre mio”. Nell’orizzonte di Gesù si staglia il Padre che è nei cieli. Gesù mostra qui una straordinaria autonomia e maturità. La sua vita è e sarà contrassegnata da un Legame che precede e dà senso a tutti gli altri: il Padre, da cui procede ogni paternità umana (vedi Ef 3,14). È suggestivo notare come – nel vangelo di Luca – la prima parola di Gesù riguardi il Padre come pure l’ultima (“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”). Tutta l’esistenza del Signore si è snodata nella forte e tenera relazione con il Padre.
Così ci auguriamo possa essere anche la nostra. Anche nel nuovo anno che si apre.