“Che cosa dobbiamo fare?” (Lc 3,10)
Le letture di questa terza domenica di Avvento sono attraversate dal tema della gioia. La gioia cristiana non si identifica con un’euforia superficiale e passeggera ma scaturisce dalla relazione con il Signore e abbisogna di una basilare condizione: la conversione. Ecco perché oggi siamo coinvolti nella domanda che, a turno, folle, pubblicani, soldati, rivolgono a Giovanni: “che cosa dobbiamo fare?” Siamo cioè coinvolti in una domanda che chiede quale cambiamento concreto richieda oggi la nostra vita. Il vangelo illustra diversi movimenti di conversione in base a differenti stati di vita: alle folle si chiede la condivisione, agli esattori delle tasse (i pubblicani) di non pretendere, ai soldati di non abusare, di non essere violenti. Giovanni chiede di rimanere nel proprio stato facendo spazio all’altro; il Battista non esige gesti radicali come farà Gesù, ma mostra un livello-base di conversione: quello di assumere in pienezza la propria umanità (senza lasciarsi prendere da brama di potere) e di consentire agli altri di essere se stessi.Senza dimenticare che Giovanni non si sta presentando semplicemente come un predicatore di morale, ma come uno che annuncia la venuta di un altro, di Gesù. Sarà Gesù, con il suo stile di condivisione e di rispetto sommo per ogni uomo, a rendere più vere le parole del Battista. È lui, il quale umiliò se stesso facendosi servo, che noi aspettiamo in questo Avvento.