Vogliamo leggere la trasfigurazione alla luce di tre voci, quella di Pietro, quella del Padre e quella di Gesù.
Il fatto. La trasfigurazione è un’esperienza unica, capitata in quell’occasione e basta. Il termine fa pensare alla percezione di una figura al di là di quella percepita normalmente. Con buona approssimazione viene da credere che gli apostoli, in qualche maniera, hanno colto con una forza particolare “il divino” in Gesù.
Pietro dice E’ bello per noi essere qui. L’esperienza del divino è radice di gioia. Amare il fratello, vivere la Parola, pregare, in quanto esperienze del divino, ci fanno contenti perché stanno dentro una profonda sintonia tra l’uomo e Dio.
Il Padre dalla nube sintetizza l’atteggiamento dell’uomo di fronte a un’esperienza particolare del divino con queste parole: Questi è il Figlio mio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo. Nell’ascoltare sta la possibilità più grande di entrare nel mistero di Dio.
Alla fine Gesù dice: Non temete. L’esperienza di Dio richiede coraggio. Ci sono tanti modi per difenderci dall’incontro con Dio: negandone l’importanza o standone lontani e non lasciandoci coinvolgere. L’atteggiamento giusto è quello di buttarsi ma questo appunto richiede coraggio.
Questa settimana facciamo nostra la parola di Pietro E’ bello per noi essere qui letta in una sintesi delle tre voci approfondite. Senza temere ascoltiamo la Parola per stare davanti a Dio e così sperimentare il bello.